di Micol Bruni
I Santuari Mariani nel tessuto territoriale della sibaritide o di quella che è stata la chora sibarita si presentano con delle caratteristiche precise che portano una valenza storica e architettonica ben definita.
I Santuari che omaggiano la Madonna hanno un tracciato ben percorribili nel territorio cosentino: dal Santuario di Santa Maria delle Armi di Cerchiara (questo Santuario si trova arroccato sul monte Sellaro e ci ricorda tanto i monasteri greci custoditi dal Monte Athos), alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Dipignano, dal Santuario della Madonna dello Spasimo o delle Cappelle di Laino Borgo (vi sono anche i resti di un antico abitato indigeno) alla Chiesa di Santa Maria della Serra (con facciata barocca) di Montalto Uffugo, centro che fu distrutto dai Saraceni e poi riedificato nella attuale altura, dal Santuario della Madonna del Pettoruto di San Sosti al santuario della Madonna delle Grazie di Spezzano Albanese.
E proprio sul Tirreno c’è una struttura che si mostra dentro la roccia del Monte
Vingiolo: si tratta del Santuario della Madonna della Grotta. Insomma il percorso è ricco di significati cristiani dove l’arte assume una chiave di lettura in cui il senso del sacro offre una interpretazione anche storica e artistica. A questa sottolineatura fa capo anche la Chiesa di S. Adriano di San Demetrio Corone dove l’intreccio tra cultura Occidentale e cultura proveniente dall’oriente è una sintesi emblematica.
Nell’interno del contesto silano non possiamo trascurare sia la Badia della Sambucina di Luzzi (nella Parrocchiale una Madonna della scuola di Luca Giordano, frammenti di barocco sono riscontrabili nella Parrocchiale di San domenico e nella chiesa di San Francesco di Paola) sia il paese gioachimita di San Giovanni in Fiore dove è pregnante di ritualità L’Archicenobio. Non si può non pensare a Gioacchino da Fiore, il quale era nato a Celico intorno al 1130.
Interessante sarebbe compiere un viaggio (che avrebbe uno scopo sia religioso che artistico e storico) tra alcuni Santuari mariani della provincia di Cosenza: le quattro Diocesi (Cosenza, Cassano allo Ionio, Rossano Cariati, San Marco Argentano) e l’Eparchia di Lungro.
Un viaggio che interessa geograficamente i tre territori: quello ionico, quello centrale e il tirreno. Dalla Cattedrale di Maria SS.ma del Pilerio di Cosenza e dalla Basilica di Maria SS.ma della Catena di Laurignano (Diocesi di Cosenza) alle chiese di Santa Maria della Catena di Cassano, di Santa Maria delle Armi di Cerchiara di Calabria, di Santa Maria del Castello di Castrovillari all’importante Santuario delle Cappelle di Laino (siamo nella Diocesi di Cassano).
Il viaggio prende corpo così spostandosi nella Diocesi di Rossano Cariati nella zona che lega l’area ionica con la Sila. Dalla Cattedrale della Acheropita di Rossano e dalla Parrocchia di Santa Maria della Schiavonea di Schiavonea a Bocchigliero, a Campana e a Longobucco (S. Maria de Juso, S. Maria delle Grazie e la Parrocchia di S. Maria Assunta).
Un tracciato esemplare. Si passa dal mare ai monti per poi ridiscendere a S. Maria delle Grazie a Spezzano Albanese. Un intreccio di paesaggi e di contesti ambientali che sono un attraversamento che congiunge realtà geografiche e storiche. Da qui ci si sposta a San Basile (siamo nell’Eparchia di Lungro) con il Seminario di S. Maria Odigitria (in un contesto italo – albanese come si avrà modo di dire in seguito). Quindi storia e geografia ma anche passaggi rituali che in questa temperie di indicazioni hanno un valore conoscitivo di estremo valore non solo in termini culturali ma anche religiosi.
L’ultimo tratto è rappresentato dalla Diocesi di San Marco Argentano con la Basilica di S. Maria del Pettoruto di San Sosti sino a spingersi a Cetraro con Santa Maria di Monte Serra, a Praia a mare con Santa Maria della Grotta, a Scalea con Santa Maria del Lauro e a Buonvicino con la Madonna della Neve. Un tracciato che riserva un panorama sorprendente. Caratteristica è Praia a Mare. Era conosciuta come Praia degli Schiavoni. Situata sulla costa settentrionale del Tirreno. Nei pressi ci si imbatte con la Rocca, castello del XIV secolo.
Di fronte la suggestiva Isola di Dino. "L’isola di Dino è elevata a 654 metri sul livello del mare. Alla base dei fianchi si aprono le caratteristiche grotte delle Sardine, del Frontone, del Leone e la grotta azzurra. In tempi antichi era conosciuta come l’Isola dei conigli. La macchia mediterranea è abbastanza sviluppata" (Erminia Zuccaro).
Dalla Piana di Sibari (ovvero dalla linea golfitana ionica), dunque, alla catena silana e da qui riprendere il percorso centrale per spostarsi sino alle demarcazioni del Pollino per poi ritornare verso il mare, ma questa volta sul Tirreno. Insomma fascino, mistero e religiosità in un territorio che si mostra con una diversità di letture.
Il bello della Calabria sta proprio in questo intreccio che è una manifestazione reale del territorio ma è anche uno svilupparsi di interpretazioni che pongono al centro la civiltà di un popolo e i vari radicamenti che si avvertono e si ascoltano nei territori stessi tra cultura popolare religiosa e tradizioni che scavano nell’identità storica di un popolo.